Monti

X settimana T.O.

Non possiamo non avvertire uno stridore tra la prima lettura, non solo più ampia come lunghezza ma anche assai più ridondante come contenuto, e l’essenzialità cui ci rimanda la parola del Signore Gesù: <non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento> (Mt 5, 17). Il pieno compimento della predicazione e della testimonianza del Signore Gesù sarà molto diverso da quello vissuto dal profeta Elia sul monte Carmelo. Alla fine di questo confronto fino all’ultimo sangue tra il profeta solitario e il “branco” dei sacerdoti di Baal <Cadde il fuoco del Signore e consumò l’olocausto, la legna, le pietre e la cenere, prosciugando l’acqua del canaletto> (1Re 18, 38). In questo caso l’olocausto è una vittima sacrificale accuratamente e ritualmente preparata secondo gli usi religiosi comuni a tutti. Nel Vangelo, il Signore Gesù pur dicendo di non <abolire la Legge o i Profeti> (Mt 5, 17) si pone in un atteggiamento completamente nuovo che potrebbe essere riassunto così: non più la rivelazione e il culto di un Dio dell’evidenza, ma di un Dio dell’intimità e dell’esistenza.

Lo stesso profeta Elia dovrà attraversare un lungo cammino di purificazione del cuore per passare dal monte Carmelo al monte Oreb ove gli sarà concesso e chiesto di sperimentare un rapporto con Dio totalmente diverso da quello vissuto e fatto vivere sul Carmelo ove il profeta Elia ucciderà ben 450 sacerdoti. In realtà su un altro monte, il Golgotha, la sfida che i notabili del popolo sferreranno contro il Signore Gesù ormai inchiodato sulla croce, sarà proprio quella di rinnovare il prodigio di Elia sul monte Carmelo per provare con schiacciante evidenza la sua pretesa messianica. Ma ciò non avverrà e invece il silenzio e la tenebra faranno del Golgotha un monte molto più prossimo all’Oreb che non al monte Carmelo. Il <compimento> della Legge e dei Profeti che avevano dialogato con Gesù sul monte Tabor si consumerà in un silenzio che permetterà al Signore di essere il vero ed unico <olocausto> di cui si discuteva tra un padre e un figlio mentre si recavano sul Moria (Gn 22…).

L’accostamento delle letture della Liturgia ci aiutano ad accogliere ancora una volta la grande sfida di entrare nella discepolanza del Vangelo così come il Signore Gesù lo riassume nel discorso della montagna, appunto, in cui ogni altro monte e ogni altro modo di incontrare e annunciare Dio deve essere purificato, comprovato e corretto. L’insegnamento è chiaro: <finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto> (Mt 5, 18). Nondimeno sarà necessario seguire il Signore Gesù fino alla croce per comprendere il modo con cui siamo chiamati anche noi, come lui, a dare compimento nella e con la nostra vita al disegno di Dio secondo il cuore di Dio e non a partire dalle nostre paure o dai nostri entusiasmi. Il grido di Elia dobbiamo saperlo ripetere, ma non più pensando agli altri ma a noi stessi: <Rispondimi, Signore, rispondimi, e questo popolo sappia che tu, o Signore, sei Dio e che converti il loro cuore!> (1Re 18, 37). Il più grande miracolo è la conversione del nostro cuore poiché <Dio ascolta certo la voce di tutto un popolo, ma ascolta anche la voce di chi è solo>1. È nel nostro cuore che abita il Baal dell’egoismo e della corsa sfrenata verso il superfluo.


1. A. von SPEYR, Élie, Lethielleux, Paris, 1981, p. 63.

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