Vergogna

VII settimana T.O.

Una preghiera di André Gide può aiutarci ad entrare nel mistero di ciò che il Signore Gesù pone come fondamentale nel nostro cammino di discepoli: <Signore, vengo a te come un bambino: come il bambino che tu vuoi che io diventi, come quel bambino che diventa colui che a te si abbandona. Rinuncio a tutto ciò che rappresenta il mio orgoglio e che, davanti a te, costituirebbe la mia vergogna>. La parola del Signore Gesù è capace di smascherare, in modo inatteso e al contempo spietato, ciò che dentro di noi si oppone radicalmente al suo vangelo: <Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato> (Mc 9, 36-37). Persino questa parola del Signore può ancora dare scampo alle nostre illusioni che, invece, vanno continuamente passate al crogiolo – vero e proprio setaccio e perfetto tritatutto – delle esigenze fondamentali e fondanti della sequela: <Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo e il servitore di tutti> (9, 35).

A questo punto non abbiamo scampo, perché dobbiamo persino rinunciare ad accogliere gli altri come piccoli, finché non abbiamo riconosciuto in noi stessi il piccolo da accogliere e per cui chiedere accoglienza presso gli altri. Dei discepoli si dice che <non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo> (9, 32). Di noi possiamo meglio dire, che forse non abbiamo tanta voglia di capire. In tal caso possiamo ben farci aiutare dall’apostolo Giacomo che ci offre un’analisi profondissima di quella nostra tendenza a proiettare continuamente fuori di noi le cause più vere delle nostre difficoltà e delle nostre sofferenze. Per questo ci viene posta una domanda: <da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi?> (Gc 4, 1) ed egli stesso ci offre pure una risposta con cui siamo obbligati a misurarci seriamente: <dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra>. Lo stesso apostolo, da buon medico, non esita ad offrirci pure il rimedio: <Sottomettetevi dunque a Dio> (4, 7) e ancora <Umiliatevi davanti al Signore ed egli vi esalterà> (4, 10).

Il contrasto tra ciò di cui parla il Signore Gesù ai discepoli – il suo mistero pasquale – e ciò di cui i discepoli parlano tra di loro, quasi nascondendosi al loro Maestro, è stridente, ma è anche assai profondo: <avevano discusso tra loro chi fosse più grande> (Mc 9, 34). Sembra persino derisorio il modo in cui i discepoli reagiscono alla catechesi di Gesù che cerca di prepararli e, ancora più profondamente, renderli partecipi del suo mistero pasquale. La loro reazione è quella di lasciarsi prendere dal panico e dalla paura. Davanti a tanto panico e a tanta paura il Signore comprende che le parole non solo non bastano, ma forse non servono. E allora <preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e abbracciandolo…> (Mc 9, 36). Lungo questa giornata cerchiamo di renderci sempre più sensibili a questo gesto di Gesù che possiamo ritrovare nelle nostre famiglie, comunità, ambienti di lavoro, sui mezzi di trasporto e poniamoci seriamente la domanda: <Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi?> (Gc 4, 1).

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