Noi stessi
Ss. Corpo e Sangue di Cristo –
Noi tutti siamo ministri del dono che riceviamo dal Signore Gesù che ci invia a tutti gli uomini e donne affamati di verità. Comunicare al corpo e al sangue di Cristo non è un affare privato e intimo: significa prendere parte alla missione stessa del Salvatore servendo tutti secondo la parola che il Signore rivolse ai suoi discepoli e continua a rivolgere a noi che vogliamo essere suoi discepoli: <Voi stessi date loro da mangiare> (Lc 9, 13). Il vescovo Agostino così ricorda ed esorta: <Queste cose, fratelli, si chiamano sacramenti proprio perché in esse si vede una realtà e se ne intende un’altra. Ciò che si vede ha un aspetto materiale, ciò che si intende produce un effetto spirituale. Se vuoi comprendere il mistero del corpo di Cristo, ascolta l’Apostolo Paolo che dice ai fedeli: “Voi siete il corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte” (1 Cor 12, 27). Se voi dunque siete il corpo e le membra di Cristo, sulla mensa del Signore è deposto il vostro mistero di voi: ricevete il mistero che siete. A ciò che siete rispondete: “Amen” e rispondendo lo sottoscrivete. Ti si dice infatti: “Il Corpo di Cristo”, e tu rispondi: “Amen”. Sii membro del corpo di Cristo, perché sia veritiero il tuo Amen>1.
Il fatto di non leggere il testo dell’istituzione dell’Eucaristia alla vigilia della Passione, ma un passo del ministero di compassione del Signore Gesù ci ricorda che tutta la vita del Signore Gesù fu una vita eucaristica come deve essere anche la nostra. Per questo il Vangelo comincia con una nota che contestualizza quella che non viene indicata come moltiplicazione ma come distribuzione dei pani, ma tutta la vita sacramentale della Chiesa: <Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure> (Lc 9, 11). Prima di tutto il Signore guarisce e poi sfama istituendo quell’ordine della compassione di cui l’Eucaristia è sacramento non cultuale ma esistenziale secondo l’esempio di Melchisedek evocato dalla prima lettura. Come le mani del terapeuta dicono la cura, come i gesti della tenerezza esprimono l’amore, il pane e il vino sono il segno di una presenza reale di Cristo nella nostra vita che si fa sacramento della vita che ci viene da Dio e che siamo chiamati a donarci reciprocamente sempre con quella qualità divina di assoluta gratuità che guarisce il cuore da ogni paura e da ogni illusione di inutile e triste autonomia.
1. AGOSTINO, Discorsi, 272.