Convertire… oggi

I settimana T.Q.  –

La parola del Deuteronomio è quanto mai forte: <Oggi il Signore, tuo Dio, ti comanda di mettere in pratica queste leggi e queste norme> (Dt 26, 16). Quando la Scrittura evoca l’oggi della fede lo fa richiamando ciascuno ad esercitare il combattimento della fedeltà a Dio nell’arena della realtà della storia, luogo che è sempre legato al nostro mondo di relazioni sempre esigenti e talora molto difficili. L’oggi di Dio cui il Signore Gesù spesso fa riferimento – soprattutto nel vangelo secondo Luca – non è un angolo felice della storia in cui si ritrovano alcuni privilegiati come fosse un club riservato ad una élite. Al contrario, l’oggi della fede è sempre il tempo della concretezza, della realtà, della condivisione della sorte di tutti, e comporta l’accettazione serena della presenza normale di quanti si sentono, o avvertiamo, <nemici> (Mt 5, 44). Come ricorda un martire e un pastore della prima ora, l’unico modo per vivere fino in fono le sfide dell’”oggi”, che corrisponde alla realtà concreta di ogni relazione, è la memoria di Cristo Signore il quale: <per noi sopportò ogni cosa perché vivessimo in lui. Siamo dunque imitatori della sua pazienza e, se dovessimo soffrire per il suo nome, rendiamogli gloria. Questo è l’esempio che egli ci diede in se stesso (Gv 13,15), e noi vi abbiamo creduto. Rimanete saldi in queste convinzioni e seguite l’esempio del Signore, fermi e irremovibili nella fede>1.

Il Deuteronomio ci mette nella giusta disposizione d’animo quando ricorda solennemente: <Il Signore tu ha fatto dichiarare oggi che tu sarai il suo popolo particolare, come egli ti ha detto, ma solo se osserverai tutti i suoi comandi> (Dt 26, 18). Nella sua parola, che fa tutt’uno con l’esempio della sua vita, il Signore Gesù esplicita, nel modo più ampio, come si possa pensare il senso di questi comandi: <Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste> (Mt 5, 48). Come ricorda Massimo il Confessore: <Dio è quel padre misericordioso che accoglie il figlio prodigo, si china su di lui, è sensibile al suo pentimento, lo abbraccia, lo riveste di nuovi con gli ornamenti della sua paterna gloria e non gli rimprovera nulla di quanto ha commesso>2. Di questo volto il Signore Gesù è perfetto e incandescente riflesso, ma di questo volto noi siamo chiamati a renderci diafana presenza per tutti… veramente per tutti.

Dicendo questo il Signore Gesù ribadisce il dovere di fedeltà, ma riporta pure i suoi ascoltatori alla radice di ogni comandamento come traccia di possibile relazione tra Dio e l’umanità. Questa radice che rende possibile il fiore e il frutto della nostra risposta, la linfa vitale è l’amore che il Creatore ha per le sue creature da sempre. La novità non consiste tanto in un modo nuovo di agire, ma nella coscienza di questa radice di dono unilaterale, da parte di Dio che è capace di amplificare il nostro modo di reagire alle situazioni concrete della vita. Il primo passo, e talora l’ultimo che ci è sempre possibile e che può rendere possibile l’impossibile, è la preghiera. Questo ci fa comprendere come mai il Signore Gesù esorti così: <amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano> (Mt 5, 44). La preghiera diventa un grande gesto d’amore – talora l’unico possibile – con cui chiediamo a Dio che il vortice del male non stritoli la speranza del bene.


1. POLICARPO DI SMIRNE, Lettera ai Filippesi, 8.

2. MASSIMO IL CONFESSORE, Lettere, 11.

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