Il tuo nome è Più Grande, alleluia!

V Domenica di Pasqua

L’apostolo Giovanni, nella prima lettura, ci aiuta ancora a fissare la nostra attenzione in quel mistero di profonda comunione di cui la Pasqua di Cristo Signore ci rende intimamente partecipi: <Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa> (1Gv 3, 20). Pensare alla conoscenza di Dio sulla nostra vita ci può sempre mettere un po’ in imbarazzo e ne abbiamo sufficienti ragioni: quale mai sarà lo spettacolo che il nostro cuore potrà offrire allo sguardo purissimo di Dio? Quanti e quali sono i pensieri e le emozioni che si agitano e si combattono dentro di noi e che certo non sono una degna risposta al così grande amore con il quale siamo stati ricolmati? Eppure, la parola di Dio di questa domenica ci aiuta a guardare nel nostro cuore dal punto di vista di Dio e non a partire dalla nostra paura di Dio: <In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato> (3, 24). La rassicurazione dell’apostolo di un dono che precede e accompagna la nostra adesione a Cristo ci fa accogliere la parola del Vangelo con un senso di gratitudine ancora più grande: <Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto> a cui si aggiunge questa magnifica conclusione <Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi> (Gv 15, 2-3). La nostra vita cambia totalmente se entriamo in questa logica di inabitazione divina che precede ogni nostra possibile apertura a Dio. Il Signore non ci chiede altro se non il consenso che il tralcio deve dare – pena la morte! – a lasciarsi inondare dalla linfa vitale che le viene donata continuamente dalla vite. Il dono della presenza vivificante di Cristo dentro il nostro cuore ci permette non solo di vivere in comunione con Lui, ma anche di uscire dall’isolamento che la <paura> (At 9, 26) può creare attorno a noi costruendo così anche una profonda e più vera comunione con i nostri fratelli. Nella vicenda dell’apostolo Paolo possiamo veramente cogliere il compiersi della parola dell’apostolo Giovanni: <Dio è più grande del nostro cuore> (1Gv 3, 20). Questo ci permette di entrare in una comunicazione di cuore che supera ogni immaginazione e abbatte ogni pregiudizio: <Così egli poté stare con loro e andava e veniva da Gerusalemme, predicando apertamente nel nome del Signore> (At 9, 28). Mentre il tempo pasquale ci allieta per i suoi doni di gioia, possiamo aprire il cuore ad accogliere nuovamente il Cristo nella nostra vita come il principio attivo della nostra fioritura che prelude al tempo dei frutti poiché: <In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli> (Gv 15, 8). Diventare discepoli significa per noi diventare sempre di più persone di cuore, capaci di restituire ai nostri fratelli e sorelle in umanità quello sguardo pieno di tenera compassione che abbiamo ricevuto sulla nostra stessa vita tanto che, tutti insieme, possiamo rafforzare l’unica cosa necessaria alla nostra vita che è avere <fiducia in Dio> (1Gv 3, 21) dandoci reciprocamente fiducia.

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