Il tuo nome è Lingua, alleluia!

II settimana di Pasqua

Di certo non è solo questione di lingua, eppure la propria lingua porta il segno del proprio mondo e del proprio modo di stare al mondo. Non è passato molto tempo dall’esperienza mattinale di Pentecoste in cui, il segno di una nuova effusione dello Spirito, è proprio quello di una rinnovata capacità e possibilità di capirsi, ed ecco che sorge un conflitto all’interno di una comunità fondamentalmente segnata e ricolmata dei doni del Risorto. Questo inatteso scompiglio sembra legato, come spesso avviene, al fatto che la comunità va <aumentando>, tanto che, <quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica> (At 6, 1). È bene non dimenticare che questo è successo nella prima comunità cristiana, perché ciò ci aiuta a non scandalizzarci delle difficoltà e delle incomprensioni che insorgono, e insorgeranno ancora, in seno alla comunità dei credenti di ogni tempo e del nostro tempo.

Per evitare il peggio sarà bene sapere e credere che lo Spirito ci è stato dato, e ci viene continuamente dato, proprio per andare oltre e trovare sempre le parole e i modi giusti. Sembra che il conflitto che evidenzia ancora una volta una sofferenza, abbia aguzzato l’ingegno della comunità e, prima di tutto, degli apostoli che si sentivano responsabili della comunione fra tutti e della pace di tutti. La bontà della scelta viene confermata dalla conclusione del discorso di Pietro che non fa che riprendere, in modo ancora più profondo, l’introduzione del testo: <e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente; anche una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fede> (6, 7). Ci sono dei momenti nella nostra vita personale e comunitaria in cui sembra farsi particolarmente <buio> (Gv 6, 17) ed è proprio in quei frangenti che possiamo contare su un passaggio di Gesù che si avvicina al nostro cuore <agitato>.

La reazione dei discepoli e la loro interiore trasformazione sono per noi, non solo un monito, ma una vera fonte di speranza. L’evangelista Giovanni non ci dice nulla riguardo alle parole che si sono scambiate il Maestro con i suoi discepoli, ma ci mette di fronte alla reazione immediata che segue quel senso di sollievo che li conquista interiormente: <Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti> (Gv 6, 21). Tutta la vita e tutta la storia della Chiesa è segnata e impegnata in questa navigazione interiore verso l’altro: un’avventura che ci induce a conoscere lidi mai visti né pensati, fino a desiderare di essere compresi nella nostra lingua, facendo tutto lo sforzo di capire, fino in fondo, la lingua dell’altro. Nelle situazioni che ci sembrano le più difficile e insormontabili spesso sentiamo risuonare la voce inattesa del Risorto: <Sono io, non abbiate paura> (Gv 6, 20). Non c’è nessuna difficoltà – sia personale che comunitaria – che possa impedire allo Spirito del Signore di suggerire percorsi e di aprire nuove soluzioni: <Piacque questa proposta a tutto il gruppo> (At 6, 5).

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