Convertire… presto

Martedì Santo  –

La Parola di Dio che accompagna la nostra corsa verso la Pasqua del Signore ci chiede di maturare nel nostro rapporto con il tempo perché sia il più possibile uno spazio di compimento e non di inutili tergiversazioni. Le parole che il Signore Gesù rivolge a Giuda durante la cena pasquale sono una vera e propria <spada affilata> (Is 489, 2) che trafigge il cuore: <Quello che vuoi fare, fallo presto> (Gv 13, 27). Non è molto diverso ciò che il Signore dice a Simon Pietro cercando di rettificare la sua stessa domanda: <Signore, perché non posso seguirti ora?> (13, 37). Due discepoli, ciascuno a loro modo, ci mettono di fronte alla sfida di essere discepoli a nostra volta in modo efficace. Sembra che per il Maestro la cosa più importante è quella di condurci in modo sereno e deciso nella verità di noi stessi senza permetterci assolutamente di continuare a barare con il nostro cuore. Mentre la Pasqua si avvicina con il suo carico di rivelazione e di oppressione, il Signore desidera che tutto sia chiaro per tutti: <In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà> (Gv 13, 21). Anche se può meravigliarci fino a turbare il nostro cuore, è proprio in questo dinamismo di dichiarazione senza tergiversazioni che si compie nel Signore Gesù quanto era stato profetizzato da Isaia: <Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra> (Is 49, 6).

Ciò che Simeone aveva profetizzato nella cornice del Tempio prendendo tra le braccia il bambino Gesù, è compiuto dal Signore nella penombra pasquale del Cenacolo. Il primo passo di ogni autentica esperienza di salvezza passa attraverso la dichiarazione di ciò che sta avvenendo dentro e fuori di noi. Giovanni non fa alcun mistero del fatto che il cuore di Cristo sia <turbato> (Gv 13, 21), eppure il turbamento non induce Gesù a nascondere a se stesso e ai suoi discepoli il dramma già in atto del tradimento, ma lo dichiara perché possa aprirsi un percorso possibile di salvezza legato sempre e ineluttabilmente all’esercizio della libertà. Le parole del servo del Signore avranno certamente interrogato Gesù: <Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze>. Ma se questa sensazione è assolutamente probabile, è ancora più certo che il Signore Gesù abbia fatto sua la continuazione di quello che possiamo definire una sorta di “stream of consciousness” di chi vive fino in fondo il dramma della fedeltà al proprio cuore: <Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore, la mia ricompensa presso il mio Dio> (Is 49, 4).

Ciò che rende saldo il cuore di Cristo davanti alla sua stessa passione è un senso di radicamento assoluto nella relazione con il Padre. Per questo dopo, e solo dopo, che Giuda <fu uscito>, Gesù sembra poter dichiarare solennemente: <Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui> (Gv 13, 31). Nell’amore non c’è nessun rimando possibile ed è impensabile tergiversare. La <freccia appuntita> riposta nella <faretra> (49, 2) è quella che verrà scoccata nel momento dell’offerta pasquale di Cristo sulla croce in cui il suo cuore sarà trafitto perché il nostro cuore si lasci trafiggere e interrogare in verità. La progressione nella sofferenza in cui la lettura dei carmi del servo, ci introduce è un invito a progredire nell’amore che non ammette né ritardi né dilazioni, ma è sempre e solo <Ora> (Gv 13, 31). 

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