Convertire… non sottrarsi

Mercoledì Santo  –

Le parole del profeta Isaia ci fanno entrare nel modo di porsi dei Signore davanti al mistero del rifiuto che arriva a venderlo come fosse una cosa: <non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi> (Is 50, 6). Continuamente il Signore ci offre il suo amore, ma, con altrettanta perseveranza, non si sottrae alla nostra libertà che può arrivare persino a rifiutarlo e ad umiliare la sua presenza dentro il nostro cuore fino a pensare di annientarla: <Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?> (Mt 26, 15). Dal seguito della storia sappiamo che a Giuda, in fondo, non interessava il denaro che avrebbe guadagnato dalla vendita dell’amore il cui prezzo è incalcolabile. In realtà, questo discepolo tormentato, aveva un tremendo bisogno di liberarsi dal richiamo alle esigenze di un amore vero e puro che la sola presenza del Signore continuamente ricordava al suo cuore. Giuda si rivela, infine, l’apostolo che non fu capace di diventare <discepolo> (Is 50, 4)! Egli è un monito, per ciascuno di noi, per poterci ogni giorno esaminare e convertire alla discepolanza di un amore che mai si sottrae e che sempre si offre: <Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli> (Mt 26, 18).

Il Signore Dio disse a Santa Caterina: <Il peccato imperdonabile, in questo mondo e nell’altro, è quello dell’uomo che, disprezzando la mia misericordia, non ha voluto essere perdonato. Per questo lo ritengo il più grave, e per questo la disperazione di Giuda mi rattristò maggiormente, e fu più penosa a mio Figlio del suo tradimento. Gli uomini saranno dunque condannati a causa di questo giudizio sbagliato, che gli fa credere che il loro peccato sia più grande della mia misericordia. Sono condannati per la loro ingiustizia quando si lamentano della loro sorte più dell’offesa che mi hanno fatto>1.

Giuda non tradisce Gesù, tradisce se stesso, rifiutando di guardare il suo cuore con gli occhi del suo Maestro e del suo Signore che è capace di vedere sempre il meglio di noi… accettando che noi decidiamo di dare anche il peggio di noi stessi. Nessun tradimento e nessun rinnegamento può convincere il Signore Gesù di essere meno amato, meno accompagnato, meno vero <per questo rendo la mia faccia dura come pietra sapendo di non restare confuso> (Is 50, 7). Ormai la pasqua è più che vicina e non ci resta che ascoltare non solo le parole, ma anche i silenzi del Signore Gesù! Forse dobbiamo imitare radicalmente l’atteggiamento del discepolo amato e cercare in tutti i modi di sintonizzarci con il battito del cuore di Cristo. Posando il nostro capo sul petto del Signore e lasciando che il nostro orecchio trasmette al nostro cuore i suoi più intimi sussulti, impareremo come sia possibile continuare ad amare anche quando si è traditi, ci stupiremo del fatto che nessun rifiuto può incrinare la tranquillità dell’animo di chi si dona senza farsi turbare dai turbamenti altrui. Mentre i giorni dell’amore e del fuoco ci fanno sempre più intesi, siamo chiamati ad accrescere la nostra pace interiore per poter imparare dalle cose che il nostro Signore e Maestro ha accettato di patire.


1. CATERINA DA SIENA, Dialogo della Divina Provvidenza, 37.

2 commenti
  1. Carmen Zandonai
    Carmen Zandonai dice:

    Nessun amore umano, per grande che sia, potrà mai equipararsi all’amore di Dio per noi. Solo l’amore del Padre, solo l’amore di Gesù ci guarisce fino in fondo. L’amore per noi stessi dovrebbe sgorgare da questa consapevolezza; la nostra preziosità nasce e mette radici
    nel cuore della Trinità.

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  2. Marielle
    Marielle dice:

    …cosa avrebbe dovuto fare Giuda ?…Tornare ai piedi di Gesù, piangere, chiedere perdono di averlo venduto, tradito, abandonato, fatto soffrire e portato alla morte…
    Anche se fosse convinto di essere perdonato, tanto l’Amore e la Misericordia di Cristo sono immensi, ha magari preferito allontanarsi, nascondersi perchè era disperato, indegno di essere nella gioià : era impossibile per lui di guardare in faccia un amore cosi splendido…senza morire di rimorso…Per Giuda, sparire era magari un ” segno di speranza ” ! Un ” atto di fede “?

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