Il tuo nome è Servizio, alleluia!

S. Caterina da Siena

La Colletta, con cui raccogliamo le nostre intenzioni e i nostri sentimenti prima di metterci in ascolto della Parola di Dio, ci fa entrare nell’essenziale del mistero di una donna come Caterina da Siena la quale ha <unito la contemplazione di Cristo crocifisso e il servizio della Chiesa>. Chissà quante volte Caterina avrà meditato su quel particolare, insistito dall’evangelista Giovanni, circa la divisione delle vesti del Signore Crocifisso da parte dei soldati e su quella <tunica> che era <senza cuciture, tessuta tutto d’un pezzo da cima a fondo> (Gv 19, 23). Come ci racconta Giovanni, i soldati avevano deciso di non stracciare la tunica del Signore che siamo noi! Invece come discepoli del Signore abbiamo spesso lacerato, con le nostre divisioni e le nostre contrapposizioni, il Corpo di Cristo che è la Chiesa quale primizia di tutta l’umanità. La contemplazione di Cristo crocifisso ha impresso nel cuore di Caterina una passione <ardente> e un <amore> invincibile. Così ci fa pregare ancora la Colletta ricordandoci la nostra vocazione a vivere interamente a servizio della carità, della comunione e di quella pace cantata dagli angeli al primo apparire sulla nostra terra, della dolce e luminosissima carne del Verbo fatto uomo.

Del resto, l’apostolo Giovanni non ci lascia certo nell’ignoranza: <Se diciamo di essere in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, siamo bugiardi e non mettiamo in pratica la verità> (1Gv 1, 6). Siamo bugiardi ogni volta che laceriamo la comunione e disperiamo della riconciliazione e della pace perché, in tal modo, rendiamo vana la croce di Cristo. È come se lasciassimo scorrere ancora una volta il suo preziosissimo sangue senza trarne il dono di una salvezza da tutto ciò che lacera il cuore e indurisce le relazioni tanto da insterilire la comunione. L’apostolo sembra avere particolarmente al cuore la verità dell’amore da cui, ogni giorno, deve scaturire l’amore della verità: <Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi> (1, 10).

Il grande ruolo che Caterina fu capace di svolgere all’interno della Chiesa fu proprio quello di riuscire a risvegliare la coscienza alquanto sopita e dormiente dei pastori e dei fedeli così che potessero di nuovo sentire l’urgenza e la passione al fine di restituire, al volto della comunità credente, tutto il suo splendore che proviene dalla contemplazione amorosa del mistero di Cristo Crocifisso. In questo mistero radica il coraggio e la fantasia di trovare sempre i modi più adeguati a far avanzare l’amore e l’intesa all’interno della Chiesa e con il mondo a cui la Chiesa è donata come sacramento di salvezza. L’esultazione del Figlio diventa così la porta regale per entrare nella logica di Dio: <Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli> (Mt 11, 25). Proclamare Caterina da Siena, illetterata donna del basso medioevo, Dottore della Chiesa e compatrona d’Europa, significa ricordare alla Chiesa del nostro tempo la necessità di ritornare sempre al mistero di Cristo Crocifisso per imparare, sotto la cattedra della croce, l’arte del servire e dell’amare nella piena certezza che <Il mio giogo, infatti, è dolce e il mio peso leggero> (11, 30). Nondimeno questo giogo va portato con tutta la passione di cui siamo capaci, come fu per Caterina che se ne lasciò consumare fino a diventare una torcia vivente che indicò alla Chiesa la strada da percorrere senza tentennamenti e senza inutili “bugiarderie”.

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