Uscire

XXIII Domenica del T.O. –

La Parola di Dio oggi si prende cura delle nostre relazioni ferite perché possano diventare delle relazioni approfondite anche quando, per vari motivi, non possono essere delle relazioni riuscite. Il primo passo che il Signore ci chiede di compiere nella relazione fraterna è quello di fare il primo passo senza aspettare che l’altro si avveda e si ravveda. Si tratta di accettare, come il padre della parabola lucana, di percorrere sempre l’ultimo tratto di strada che ci separa dall’altro per non farlo vergognare e perché non si senta troppo e inutilmente umiliato: <Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo> e aggiunge <se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello> (Mt 18, 15). Bisogna rinunciare ad attendere l’altro al varco aspettando che faccia un passo falso a partire dal quale si possano, infine e finalmente, regolare i conti. Il Signore Gesù chiede ai suoi discepoli di essere capaci – sempre e persino quando si è subito un torto – di uscire dal proprio spazio per rischiare di entrare nello spazio dell’altro, rischiando così di scoprire che anche l’altro ha qualcosa da dirmi e che anch’io ho <una colpa contro> il fratello che esige di essere curata e guarita. 

La relazione ferita può diventare l’occasione di crescere in una relazione approfondita e può persino stupire e sorprendere per delle possibilità di incontrarsi e di amarsi anche in modi diversi. L’apostolo Paolo non lascia scampo a nessuna scusa: <non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole>. La motivazione sembra essere non solo fondamentale, ma persino assoluta: <perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge> (Rm 13, 8). Il dovere di amare sempre e comunque non va inteso semplicemente come un atto religioso pio e devoto, è invece l’apertura ad accogliere e coltivare il proprio essere adulti, sia come persone che come credenti. Infatti, proprio la capacità di andare verso l’altro anche quando abbiamo l’impressione che l’altro sia contro di noi, ci permette di scoprire talora che il fratello cammina semplicemente accanto a noi, anche se lo fa in un modo diverso che è il suo. Questo cammino che invera e rivela il suo essere, particolare ed unico, se accolto, non può che arricchire la mia stessa vita.

Per i discepoli del Signore Gesù la relazione fraterna non è da pensare in vista di un benessere emotivo, ma è da ripensare e scegliere ogni giorno come un servizio profetico: <O figlio dell’uomo, io ti ho posto come sentinella per la casa di Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia> (Ez 33, 7). È la capacità adulta di essere in ascolto di Dio che ci abilita a rischiare la parola nella relazione con il fratello la cui qualità e verità sta proprio nel fatto che, mentre ammonisce e consiglia, lo fa sempre in attitudine di ascolto e in un atteggiamento inerme e disponibile. Andare, infatti, verso l’altro significa sempre esporsi all’altro. Proprio questo rende presente la logica del Regno di Dio tanto che <se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà> (Mt 18, 19).

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