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XXXI settimana T.O. –
La parola del Signore Gesù oltre che essere assai esigente, rischia di essere anche ambigua, sembra che si abbia bisogno di una prova d’amore nel senso della preferenza la quale, per sua natura intrinseca, esige l’esclusione. In realtà, il Signore chiede di dare a noi stessi la prova di essere capaci di amare <più di quanto ami>… in modo che questo <più> di amore verso Dio – che è ben difficile da amare molto più di quanto immaginiamo e pensiamo – divenga come la dima e la forma dell’amore verso tutti <padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita> (Lc 14, 26). Il Signore ci invita a non coltivare le nostre illusioni sull’amore e ad aprirci invece ad un amore concreto, fattivo che si costruisce e si esprime giorno dopo giorno. Ed è così che la <propria croce> (14, 27) diventa “proprio” il simbolo di questo amore più grande. Basilio di Cesarea rispondendo alle domande dei monaci che cercano, nella sua parola, un conforto e una guida per il loro cammino spirituale risponde: <E, per farla breve, rinunciare a se stessi, è trasferire il cuore umano nella vita del cielo, cosicché si possa dire: “La nostra patria è nei cieli” (Fil 3,20). E innanzitutto, è cominciare a diventare simili a Cristo, che da ricco che era, si è fatto povero per noi (2 Cor 8,9). Dobbiamo assomigliargli, se vogliamo vivere conformemente al Vangelo>1.
Per entrare in questa conformità al Vangelo è necessario prendere coscienza che essere <discepolo> (Lc 14, 27) è un’arte che esige la totalità di noi stessi. L’apostolo Paolo ci offre, a sua volta, un criterio fondamentale per discernere il nostro grado di conformità a Cristo: <non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge> (Rm 13, 8). Sembra quasi che la parola dell’apostolo sia in contraddizione con quella di Cristo, in realtà sono in perfetta armonia e continuità perché ci ricordano le esigenze di un amore che si fa fattiva condivisione della vita fino al dono totale di sé.
Questo percorso non si può certo improvvisare. Per realizzarlo si rende necessario mettere a punto quella che potremmo definire la strategia del dono di sé che esige anche la capacità di <calcolare la spesa> (Lc 14, 28) e di <esaminare se si può affrontare> (14, 31). Forse la <croce> più pesante che la vita può imporci di portare – possibilmente con dignità senza troppo trascinarla! – è quella di renderci conto di non avere a disposizioni i mezzi per costruire una <torre> troppo alta, o di ingaggiare noi stessi in una guerra per la quale ci manca il coraggio. In tal senso l’ultima espressione del Vangelo si colora di una nota assai importante per la nostra vita: <Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo> (14, 33). Soprattutto bisogna saper rinunciare con lucidità e semplicità a tutte le pretese su noi stessi per imparare a vivere a misura di noi stessi in un amore vero. Spesso la verità sposa la discrezione e la semplicità di un profilo umanamente basso, ma estremamente efficace.
1. BASILIO DI CESAREA, Regole più ampie, domanda 8.
Deo gratias